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Una visita animata alla basilica di Santa Maria Novella

  • Pina Pitari
  • 18 mar 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

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La visita raccontata da Pina, mamma e insegnante, nonchè mia cara amica:

"La domanda è: come ottenere l'attenzione dei bambini durante una visita, per esempio, alla chiesa di Santa Maria Novella. Si sa che ci sono bambini e bambini: bambini più vivaci, bambini meno vivaci e bambini che, appena sentono parole come visita, guida, museo, chiesa, manifestano strane forme di allergie o malattie rare (tipo cadute improvvise sul pavimento, perdita delle parole dotate di senso, lamentazioni senza fine, ripetizione a raffica di un'unica sillaba, alla quale sembra essersi ridotto tutto il bagaglio lessicale in loro possesso). Mio figlio appartiene a quest'ultima categoria.

Prenotata la visita, l'incognita riguardava come si sarebbe comportato Davide, se avrebbe retto lo “stress“ o se l'avremmo retto noi. Inutile negare che le difficoltà, per qualunque educatore, si incontrano proprio con bambini di questo tipo perché catturare il loro interesse e la loro curiosità è impresa ardua ma può rappresentare anche una sfida interessante.

Katia Martinez domenica 20 febbraio ci è riuscita.

E' riuscita a tenere incollati i bambini (tra cui il mio) davanti agli affreschi e alla cappelle della Chiesa con qualche abile trucchetto, che in realtà risponde ai principi pedagogico didattici più attuali. Se si applicassero anche a scuola, forse i nostri studenti starebbero meglio (e, di conseguenza, anche noi). Perché esigere a se stessi e agli altri di capire o guardare tutto quello che abbiamo di fronte? Katia ha selezionato accuratamente le parti della Chiesa su cui soffermarsi e, importante, ha offerto un punto di vista attraverso cui osservare. Uno di questi, per esempio, era rappresentato dalla scoperta di un codice “segreto “, il linguaggio dei gesti, con cui gli artisti veicolavano alcuni messaggi (gli ordini, l'obbedienza e l'umiltà, il silenzio): inutile dire che tutti i bambini cercavano in ogni affresco i gesti e poi li hanno ripetuti tra di loro, come un gioco. Così la scoperta del mostro puzzolente, con l'alito assassino, ha permesso ai bambini di osservare con attenzione la storia ritratta in una delle pareti della Cappella Strozzi.

E davanti all'impareggiabile bellezza della Cappella Tornabuoni la guida si è soffermata solo su alcuni elementi, per esempio gli autoritratti dei pittori che, come da consuetudine, amavano inserirsi nelle storie raffigurate, volgendo lo sguardo verso il pubblico. L'uso del tablet, inoltre, ha permesso a Katia di confrontare la crocifissione di Giotto, presente nella chiesa, con una crocifissione antecedente e così sono stati gli stessi bambini a notare le differenze tra le due diverse rappresentazioni del Cristo.

Nel Cappellone degli Spagnoli, alla fine, è stato il bianco e nero dei frati domenicani a costituire la chiave di lettura dell'affresco in cui viene raffigurata allegoricamente la lotta contro l'eresia (i cani contro i lupi). E subito i bambini hanno visto nei cani il richiamo alla carica dei 101 dalmata dell'omonimo film. Sono sicura che mio figlio non dimenticherà mai che il bianco e il nero, colori della sua amata Juventus (!!!!), erano i colori dei “simpaticissimi e cordialissimi” padri domenicani. E che dire del viola? Che un Rucellai aveva fatto la pipì dentro un vaso di fiori che avevano assunto all'improvviso del colore attuale della squadra cittadina, il viola. Poteri magici del Rucellai o poteri acidi delle pipì?

Una corsa conclusiva da obelisco ad obelisco ha suggellato la fine della visita, con tanto di “certificato di amicizia con la chiesa di Santa Maria Novella”.

Unica nota dolente: il vincitore della corsa deve ricevere un premio, altrimenti la gara non ha senso (lo dico in maniera del tutto disinteressata, ovviamente!). Suggerisco un disegno di Simone Frasca con la chiesa e un corridore con maglia bianconera.

Aspettiamo con ansia di diventare amici di altre chiese fiorentine.

Pina Pitari

 
 
 

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